Eureka! Mentre guardavo quelle strane lettere arzigogolate arrampicarsi nei titoli di coda ho improvvisamente capito il perché della mia recente infatuazione per il cinema greco. Si tratta di un semplice rigurgito inconscio, un senso di colpa figlio dei miei anni di liceo, quando il combinato disposto di un professore più interessato all’alcol che all’insegnamento e di una mia istintiva antipatia per quelle lettere sghembe compromise irrimediabilmente il mio interesse per l’idioma ellenico.
Questa black comedy dell’esordiente Grigorakis ha tutti i caratteri distintivi della nouvelle vague greca figlia di Lanthimos: eleganza, asciuttezza, surrealismo e autopsia del tessuto sociale. Nei boschi della Grecia del nord si consuma l’ennesimo scontro tra uomo e natura, padre e figlio, tradizione e “progresso”. Non sarà un capolavoro ma se da queste parti qualche millennio fa qualcuno inventò due cosette come tragedia e commedia forse qualche traccia nel DNA nazionale dev’essere rimasta…