Una commedia deludente, insulsa e tirata, che non diverte né spiega il significato del titolo, proprio come tutte le commedie italiane dei nostri giorni.
Se per il 99% del tempo l’adulterio viene elogiato come un passatempo leggero e di cui la cornuta non si rende neanche conto, tutto crolla nel finale pseudomoralistico che fa sembrare inevitabile il fatto che l’uomo, alla fine, torna sempre a casa e la donna resta sola.
Non mi spiego quindi l’Oscar come Miglior Attrice a Glenda Jackson, che recita sopra le righe e forzata alla pari di George Segal: sarebbe stato meglio aver premiato Ellen Burstyn per L’esorcista, film nato per spaventare e oggi da riguardare per ridere. Insomma, l’esatto contrario di questo.
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